Il messaggio di fine anno del Principe Vittorio Emanuele di Savoia agli italiani

Pubblichiamo il tradizionale Messaggio di fine Anno inviato agli Italiani da parte di S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, Capo della Real Casa, pervenuto dalla sua Segreteria.

Cari Italiani,

custodendo sempre viva la tradizione che ho raccolto dalle mani del mio Augusto Genitore, S.M. il Re Umberto II, è con piacere che, a nome della mia Casa, desidero formulare a Voi ed ai Vostri cari i migliori auguri per un nuovo anno prospero e felice. Tale occasione mi è come sempre particolarmente cara poiché mi offre l’opportunità di condividere alcune riflessioni, meditate partendo dalle numerose lettere che ho ricevuto anche quest’anno: testimonianza viva e concreta di come Casa Savoia resti un importante punto di riferimento storico per molti italiani.

L’anno che ci lasciamo alle spalle è stato segnato in questi ultimi mesi dalla minaccia del criminale fondamentalismo islamico, che è arrivato a colpire nuovamente il cuore dell’Europa. I terribili fatti di Parigi del 13 novembre scorso dovrebbero ricondurre le istituzioni internazionali a risvegliarsi da un torpore che rischia di trasformarsi in una paralisi in politica estera, mettendo in campo una comune risposta ferrea ed efficace contro tale piaga. Per affrontare tale situazione, è necessaria la costruzione di un’alleanza unitaria, che preveda il coinvolgimento di tutti gli attori della scena, superando barriere ideologiche e steccati pretestuosi.

Condividendo in parte le parole del Presidente Hollande che vede nelle turbolenti emergenze sociali delle banlieue l’origine del fondamentalismo in Francia, non è possibile però fare a meno di constatare come non vi sarà pace nel mondo finché il Medio Oriente non tornerà alla piena stabilità. Nel corso degli amichevoli colloqui che ebbi con Richard Nixon nel 1980, dapprima in Egitto e successivamente negli Stati Uniti, già trentacinque anni orsono il Presidente ebbe modo di manifestarmi la sua profonda preoccupazione per il futuro dell’intero Medio Oriente, cui la rivoluzione in Iran aveva spalancato le porte al caos, con la complicità della silenziosa arrendevolezza di gran parte dell’Occidente.

Oggi, l’Europa corre il rischio di essere trascinata in una spirale di terrore che è possibile affrontare solo lanciando un coraggioso appello al senso di responsabilità di tutti gli Stati. Sono certo che l’Italia e le Sue Istituzioni faranno la loro parte, conducendo una lotta senza se e senza ma contro chiunque minacci «la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana», come recita la Preghiera dell’Alpino, particolarmente cara alla mia Casa.

Desidero inoltre manifestare la mia preoccupazione riguardo le continue segnalazioni che mi giungono dalla Libia e dall’Egitto circa la profanazione e il saccheggio di numerosi cimiteri e sacrari di guerra italiani, dove riposano i resti dei nostri compatrioti e dei nostri Caduti: una situazione denunciata coraggiosamente negli scorsi mesi dal solo quotidiano Il Giornale, nel silenzio di tutti gli altri media. L’attuale situazione di relativa tranquillità in Egitto sembra al momento garantire il rispetto del Sacrario di El Alamein, dove i nostri Caduti della Seconda Guerra Mondiale montano ancora la guardia, ma non posso fare a meno di ricordare che anche la tomba provvisoria ad Alessandria d’Egitto del mio Augusto Avo, S.M. il Re Vittorio Emanuele III, corre gli stessi rischi. Rinnovo dunque il mio accorato appello anche in questa circostanza affinché le nostre Istituzioni facciano il possibile per garantire il pieno rispetto di questi luoghi sacri alla Patria e perché si giunga finalmente alla definitiva sepoltura al Pantheon di Roma delle Auguste Salme dei Sovrani d’Italia ancora sepolte in terra d’esilio.

Il nuovo anno si aprirà nel segno del Giubileo della Misericordia voluto dal Santo Padre Francesco. Attingendo all’inesauribile sorgente di questa straordinaria occasione di Grazia, sento il dovere di ricordare in questa sede che, come Italiani, parafrasando le parole di Benedetto Croce, confidente della mia Augusta Genitrice, S.M. la Regina Maria José, «non possiamo non dirci cristiani». Lo testimoniano le nostre radici, la nostra storia, le nostre tradizioni, perfino la nostra letteratura e la nostra arte. Si abbia il coraggio di opporci alla deriva culturale che vorrebbe sacrificare i segni della nostra Fede nel nome di un cieco e vacuo conformismo, come purtroppo è accaduto in queste ultime settimane, ad esempio non consentendo in alcune sedi pubbliche l’esposizione del presepio, che ritengo la più italiana delle tradizioni.

L’anno 2015 è trascorso senza che la difficile situazione dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sia giunta ad un felice esito. Senza alcuna volontà di entrare in polemica e certo che il Governo farà quanto possibile per conseguire un risultato soddisfacente, auspicando una maggior fermezza nell’affermare i diritti italiani in sede internazionale, desidero esprimere nuovamente a Salvatore Girone ed a Massimilano Latorre la vicinanza di tutta Casa Savoia.

Non posso esimermi dal formulare un pensiero rivolto alle famiglie italiane che soffrono per le conseguenze della crisi economica iniziata nel 2008. I timidi segnali di ripresa dell'economia del nostro Paese incoraggiano quanti sono impegnati nell'affrontare tale difficile situazione, ma un'autentica crescita sarà possibile soltanto se accompagnata dalle attese riforme e da una seria diminuzione della pressione fiscale.

L’anno che ci attende, ricco di appuntamenti importanti per la nostra Patria, si apre nel segno di una grande abbondanza di attese e di progetti. In molte città si terranno le elezioni amministrative, banco di prova per l’intera classe dirigente. Auspicando che il motto del mio Augusto Genitore, S.M. il Re Umberto II, «L’Italia innanzitutto» possa essere fatto proprio da tutti coloro che ricopriranno incarichi di responsabilità, indirizzo un particolare saluto alla cara città di Gorizia che, nell’agosto del 2016, celebrerà i cento anni di italianità, memore delle più accanite, tragiche e gloriose battaglie della Grande Guerra.

A Voi ed a tutte le Vostre famiglie, ai militari in Patria e all’Estero, ai Servitori dello Stato Civili e Militari, a tutti i miei cari concittadini, formulo i migliori auguri di prosperità e di felicità per il nuovo anno.

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