Le radici della nostra Libertà

Le precisazioni del Presidente di Italia reale Stella e Corona, Avv. Massimo Mallucci de' Mulucci, in ordine alle polemiche, non cessate, sulla sepoltura del re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena nel Santuario di Vicoforte fatto edificare dal Duca Carlo Emanuele I di Savoia.

Nel Santuario non vi è alcuna indicazione.

La Cappella, ove sono sepolti i Sovrani è chiusa da cancellate che ricordano quelle di prigioni medioevali.

I visitatori con bandiere o semplici fazzoletti che ricordano Casa Savoia non vengono fatti entrare.

Vietato deporre un mazzolino di fiori. Impossibile accendere una candela:non ve ne sono !!!

 

Casa Savoia, i partigiani, gli ebrei ed il prete di Vicoforte

La dichiarazione di guerra da parte della Diocesi di Mondovì e le dichiarazioni di ostentata manipolazione della storia da parte del Sindaco di Alba e di altri come lui ci induce a fare un po’ di chiarezza su come si sono svolti veramente i fatti, nel corso della storia. Forse qualcuno potrà capire perché la provincia di Cuneo diede la maggioranza alla Monarchia, ai tempi del referendum e potrà rispettare la memoria di tutte le vittime dell’ultima guerra, comprendendone meglio i sentimenti e la sorte.

  • 1836 Editto 10 febbraio, il Re promuove la protezione del lavoro a favore dei lavoratori portuali di Genova. Vengono costituiti i primi uffici di collocamento e stabiliti i primi sussidi ai disoccupati. Vengono previsti salari e tariffe, in contesa con il datore di lavoro. Si formano per volontà del Re, le prime “associazioni di mutuo soccorso”.
  • 1839 nuovo Codice penale, basato sul principio dell'eguaglianza di tutti davanti alla legge. La finalità era quella del recupero sociale del condannato.
  • 1842 nuovo Codice del commercio.
  • 1847 abolizione degli ultimi diritti feudali in Sardegna ed introduzione del sistema elettivo per le amministrazioni comunali e provinciali in tutto il Regno.
  • 1859 viene istituita la cassa di rendite vitalizie per la vecchiaia.
  • 1859 istruzione pubblica obbligatoria e per tutti.
  • 1859 sicurezza dei lavoratori nelle miniere.
  • 1873 limitazioni e divieti nell'impiego di fanciulli nelle attività lavorative.
  • 1877 perfezionamento dell'istruzione elementare obbligatoria.
  • 1881 casse pensioni per impiegati statali.
  • 1882 estensione del suffragio elettorale.
  • 1900 legge contro la malaria e per la chinizzazione.
  • 1901 legge sulla tutela giuridica degli emigranti.
  • 1902-1907-1910 nuove leggi sul lavoro delle donne e loro protezione.
  • 1904 testo unico di legge sugli infortuni del lavoro.
  • 1905 creazione del credito agrario.
  • 1905 creazione, voluta personalmente dal Re Vittorio Emanuele III, dell'Istituto Nazionale di agricoltura con sede a Roma, con il fine di promuovere la produzione e l'economia nei paesi poveri.
  • 1905 statalizzazione delle ferrovie.
  • 1905 con il contributo finanziario personale di Vittorio Emanuele III venne fondata, a Milano, la prima clinica di “medicina del lavoro” con vent’anni di anticipo su ogni altro Paese del mondo. Sempre nello stesso anno venne fondato “l’Istituto Nazionale Vittorio Emanuele III per lo studio della cura del cancro”
  • 1906 conversione della rendita dal 4 al 3,50%.
  • 1907 istituzione della Cassa Nazionale delle assicurazioni sociali.
  • 1910 istituzione della Cassa Nazionale di maternità.
  • 1910-1914 pareggio di bilancio: la rendita dello Stato raggiunge la quotazione di 104.
  • 1912 accordo con la Francia per gli italiani che vi lavoravano.
  • 1913 riforma elettorale e adozione del suffragio universale. Ecco riportate alcune importanti affermazioni in campo sociale ed economico, di cui la Monarchia di Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, Umberto I e Vittorio Emanuele III, fu artefice e protagonista, agli occhi del mondo e per l'Italia del futuro.
  • 1917 in piena guerra mondiale, dopo Caporetto, il Re Vittorio Emanuele III impose la sua strategia difensiva agli alleati (inglesi e francesi). Bisognava tenere la linea del Piave nell’interesse di tutti. Si trattò del Convegno di Peschiera. Da quel momento le sorti della guerra cambiarono ed il Re poté entrare, l’anno dopo, in Trieste liberata: l’unità d’Italia era compiuta.
  • N.B. Per tutto il periodo della guerra il Re fu al “fronte”, in mezzo ai soldati.
  • 1917 Il Re Vittorio Emanuele III fece varare una delle prime leggi d’Europa di assistenza ai colpiti da disoccupazione involontaria
  • 1922 Il Parlamento votò, a larga maggioranza, la fiducia al primo Governo Mussolini, con 306 a favore, 116 contrari e 7 astensioni; tra i voti favorevoli vi furono quelli di Alcide de Gasperi, Ivanoe Bonomi, Vittorio Emanuele Orlando, Antonio Salandra. Sottosegretario all’industria fu Giovanni Gronchi, futuro presidente della Repubblica. Il Parlamento consegnò il potere al fascismo.

1943 dopo aver destituito Mussolini il Re determinò la caduta del regime fascista, ma occorreva salvare l’Italia in un momento gravissimo. Si dovevano prendere decisioni estreme. Ecco dunque la necessità di trasferire il Governo in altra parte dell’Italia, non occupata, né da tedeschi né da americani. Nacque così il “Governo di Brindisi” e il “Regno del Sud”.

Prima preoccupazione fu quella di ricostituire l’esercito Regio che, con la denominazione di Corpo di Liberazione Nazionale, al comando del Principe Umberto di Savoia, risaliva l’Italia insieme agli alleati. I soldati del Regio Esercito diedero grande prova di valore durante la battaglia di Monte-Lungo e Monte-Cassino. Lo stesso Principe Umberto si offerse volontario per una ricognizione aerea delle linee nemiche. Furono evitati ulteriori bombardamenti al Sud.

Le regioni meridionali divennero terra ospitale per gli ebrei che fuggivano dai rastrellamenti nazisti. La prima legge, infatti, ad essere abrogata fu quella sulla discriminazione razziale. Non dimentichiamo che il Re rinviò alla Camera, per ben tre volte, il testo delle leggi anti ebraiche, in modo da limitarne, il più possibile, le nefaste conseguenze. Nel periodo 1938-25 luglio 1943 si attuò una “persecuzione dei diritti degli ebrei” in modo discriminatorio ma la persecuzione, i rastrellamenti e le deportazioni avvennero soltanto dopo l’8 settembre ’43 sotto l’occupazione tedesca. Come già detto gli ebrei, grazie al “Governo del Sud” trovarono salvezza in tutte le Regioni meridionali ed in quelle che venivano liberate dal Corpo di liberazione nazionale. Durante il periodo Monarchico, in Italia, non vi fu “olocausto”, nel senso più estremo della parola e neppure sterminio.

Il Governo del Sud legittimò, sul piano del Diritto Internazionale, la resistenza al Nord e pose le basi per la rinascita dell’Italia. Quando il Governo del Re lasciò Roma, la capitale era, comunque, ben protetta da cinque divisioni (Corpo d’Armata motocorazzato del Generale Carboni, Divisione Ariete del Gen. Cadorna, Divisione Piave del Gen. Tabellini, la Divisione Centauro del Gen. Calvi di Bergolo, genero del Re e la Divisione Sassari).

Mentre altri Capi di Stato lasciarono i loro rispettivi Paesi invasi, recandosi all’estero, il nostro Re raggiunse, null’altro che una regione italiana: la Puglia. Tra il governo del Re e la resistenza al Nord, nelle regioni occupate dai tedeschi, si creò subito una strategia comune: i Comitati di Liberazione Nazionale erano ben coordinati da eroici “ufficiali di collegamento” che portavano i necessari ordini per organizzare le azioni contro i nazisti.

Quel lembo di Patria, ove si trasferì il Re, fu, quindi, motivo di speranza per una libertà futura. Le formazioni di partigiani monarchici operarono con lealtà ed onore. Ricordiamo il Comandante Mauri, attivo nella provincia di Cuneo. Ricordiamo le formazioni di Cuneo sud, delle Valli Chisone e Sangone, del Cusio e della Val d’Ossola. Lo storico Bocca deve ammettere che a “Boves si veste la divisa dell’esercito, si portano i gradi, si continuano le cerimonie dell’alza bandiera. Le reclute giurano di essere fedeli al Re ed ai Suoi Reali Successori”.

L’organizzazione di queste formazioni Piemontesi si estende in Liguria, con la “missione Spring”, in perfetto accordo con lo Stato Maggiore del Regio Esercito. A Roma operavano i partigiani della “Banda Umberto, Banda Savoia, Centro X”. Il Prof Raffaele Persichetti trasformò la sua cattedra di storia, subito dopo il 25 luglio, in uno strumento di preparazione alla lotta clandestina NEL NOME DELL’IDEALE MONARCHICO..

Venne ucciso e cadde da eroe nella battaglia di Porta S.Paolo. In altre regioni del centro Italia nascono formazioni partigiane monarchiche, animate soprattutto di RR Carabinieri. Basti ricordare la formazione “Bosco Martese” e gli eroi monarchici Capitano Ettore Bianco e Carlo Canger, coordinatore logistico operativo.

Andiamo avanti elencando i combattenti monarchici per la libertà?  Nella Val Belbo abbiamo la formazione partigiana comandata dal Tenente Poli, che opera anche nella Val Tanaro, precedentemente traumatizzata da bande irregolari di comunisti agli ordini di Stalin. Non si può dimenticare il Capitano Martinengo della formazione “Alpi” e, poi, le formazioni “Langhe, Castellino, Mondovì, Langhe Ovest e Pedaggera, Bra, Alba e Canale” atti di eroismo posti in essere dalle brigate Val Casotto e Val Mongia. Che dire dell’azione partigiana in Valle Iosina, ove il Tenente Duchi, Ufficiale degli Alpini, radunava parte dei suoi soldati e, insieme ad essi, scriveva la prima pagina della gloriosa lotta per la rinascita della nostra Italia. Fra i tanti caduti, sempre Monarchici, insigniti di Medaglia d’oro, non possiamo dimenticare il Generale Gonzaga, il Generale. Cadorna, il Generale Perotti, fucilato dai tedeschi a Torino, Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale, morto gridando “Viva il Re”.

Ricordiamo anche, visto che sono sepolti nell’oblio della faziosità di oggi, il Maggiore Martelli, il Tenente Paglieri, il già citato Enrico Martini Mauri, Cordero di Pamparato, Giuseppe Cordero di Montezemolo, Stefano Curreno di Santa Margerita, Silvio Geuna, ferito combattendo e poi eletto parlamentare nella DC. Ve ne sono tanti altri che hanno fatto il loro dovere, come coloro che hanno sofferto nei campi di sterminio nazisti: per tutti Giovannino Guareschi.

Commuove ancora il ricordo di S.A.R. la Principessa Mafalda di Savoia, figlia del Re, catturata dai nazisti e morta nel campo di sterminio di Buchenwald in Germania, così come tante donne coraggiose ed eroiche.

Nessuno ricorda come il generale Cordero di Montezemolo sia morto alle Fosse Ardeatine gridando: “Viva l’Italia, viva il Re”.

Proprio questi esempi ci fanno comprendere la continuità dello Stato e la democratica opera, al servizio della Patria, sia essa Monarchia o Repubblica, dato dai Monarchici. E’ proprio questo contributo, alla costruzione della nuova Italia che permette ai Monarchici di collaborare, a viso aperto, con le Istituzioni che oggi reggono il Paese, pur rivendicando, democraticamente, il diritto a preferire la Monarchia. Non si può terminare ricordando come, proprio i Monarchici, abbiano dato, per primi, l’esempio della fraterna riconciliazione, dopo i lutti crudeli e i rancori settari della Guerra Civile, nel nome di un’unica Italia.

Massimo Mallucci de’ Mulucci (Presidente Nazionale di Italia Reale)

 

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